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Un accostamento di stili che trova equilibrio nelle bellezze dei marmi, delle pitture e delle decorazioni che Gian Galeazzo Visconti fece innalzare a Pavia nel 1396 chiamando i più noti architetti e artisti dell’epoca. Sul candore marmoreo della facciata, screziata di di rosa e verde antico, schiere di scultori e architetti hanno disegnato una preziosa pagina miniata di profili di angeli e monarchi, di formelle traboccanti di plastiche figure, di statue di santi, patriarchi e profeti; hanno infilato lo scalpello anche dietro le colonne e nelle pieghe più sottili dei pilastri ma hanno risparmiato il registro superiore per ricamarvi ariose loggette che consentissero alla loro creatura di respirare.